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Il 10 febbraio è il Giorno del Ricordo, una ferita ancora aperta

L'amministrazione di Castelleone di Suasa: "non dobbiamo dimenticare"

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Marche Notizie - Marchenotizie.info
Il 10 febbraio è il Giorno del Ricordo, in memoria delle vittime delle foibe

Il Giorno del Ricordo, istituito con la legge 30 marzo 2004 n. 92, commemora le vittime dei massacri delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata, perpetrati in Istria, in Dalmazia o nelle province dell’attuale confine orientale durante l’ultima fase della seconda Guerra mondiale e negli anni immediatamente successivi.

Le foibe sono cavità carsiche di origine naturale con un ingresso a strapiombo. È in quelle voragini dell’Istria che fra il 1943 e il 1947 sono stati gettati, vivi e morti, quasi diecimila italiani. Lo Stato Italiano ha assunto un impegno forte con l’istituzione di questa celebrazione, insieme a quella del 27 gennaio, “Giorno della Memoria”, per non dimenticare i genocidi che hanno colpito l’umanità e perché non accada mai più una simile follia.

Il 10 febbraio è il Giorno del Ricordo, in memoria delle vittime delle foibeL’impegno dell’amministrazione comunale di Castelleone di Suasa è quello di far sì che non si perda mai la memoria di questi eventi, alternando ogni anno una celebrazione. Quest’anno è stata la volta del 27 gennaio con la “mostra dei bambini di Terezin“, gentilmente concessa dal Museo della Resistenza “Goffredo Baldelli” di Falconara Marittima, inaugurata con i ragazzi delle scuole, che avevano affrontato la storia della Shoah proprio studiando il racconto del ghetto di Terezín. Il prossimo anno, l’attenzione sarà rivolta al “Giorno del Ricordo“, organizzando un’apposita celebrazione, per non dimenticare l’ondata di violenza esplosa subito dopo la firma dell’armistizio dell’8 settembre 1943, nei territori dell’Istria e della Dalmazia, in cui i partigiani slavi si vendicarono contro gli italiani.
Migliaia di persone vennero torturate, massacrate, affamate e gettate nelle foibe, poi, nella primavera del 1945, quando la Jugoslavia occupò Trieste, Gorizia e l’Istria, le truppe del Maresciallo Tito si scatenarono gettandovi dentro fascisti, cattolici, liberaldemocratici, socialisti, uomini di chiesa, donne, anziani e bambini, tutti italiani, fino a raggiungere il numero di circa diecimila persone.
Per quasi cinquant’anni il silenzio della storiografia e della classe politica avvolse la vicenda degli italiani uccisi nelle foibe istriane, per cui non dobbiamo dimenticare questa ferita ancora aperta.

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