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La shoah accostata al calcio: spettacolo al Goldoni di Corinaldo

Nell'ambito della rassegna Pigmenti è andata in scena la storia del calciatore e allenatore Árpád Weisz, ucciso ad Auschwitz

Lo spettacolo sulla shoah e sul calciatore ungherese Arpad Weisz al Goldoni di Corinaldo

Affermare che esistano molteplici etnie non significa dire che alcune siano superiori ad altre, ma semplicemente che siamo diversi, e al contempo simili“. E’ questo il messaggio che ha voluto trasmettere lo spettacolo teatrale che si è tenuto sabato 5 marzo al teatro “C. Goldoni” di Corinaldo nell’ambito della rassegna Pigmenti, andando a toccare uno dei temi più scottanti del secolo scorso: quello della shoah.

Attraverso la storia di uno dei più grandi allenatori di calcio degli anni ’30 la compagnia teatrale Civico 14 è riuscita a portare in scena uno spettacolo davvero emozionante e ricco di spunti di riflessione su un argomento che, purtroppo, ancora oggi è attuale: il razzismo.
Il protagonista, Arpad Weisz, è stato un grande allenatore di origine Ungherese che fin dai primi anni di carriera aveva raccolto grandi successi in ambito calcistico, vincendo scudetti e scoprendo grandi talenti come quello di Giuseppe Meazza. A nulla però era servito il suo talento per difendere se stesso e la sua famiglia di fronte alla ferocia dello sterminio ebraico. Arpad aveva commesso un unico “fallo” nella vita: quello di essere ebreo.

Pochi elementi sul palco. Una lavagna, magliette della squadra del Bologna e un uomo. E’ bastato per ricondurci all’essenza della sofferenza umana e di sentimenti che non hanno tempo. Accostare un tematica giovanile come quella del calcio, di linguaggio universale, ad un tema forte come quello dello sterminio ebraico è stato fondamentale per portare a riflettere anche i ragazzi della comunità Agorà di Corinaldo che hanno assistito allo spettacolo e che si sono visti coinvolti in prima persona rispetto all’argomento razzismo provenendo da svariati paesi del mondo, non tutti sensibili in tal senso.
Dopo lo spettacolo, si è svolta la consueta cena offerta e preparata dai ragazzi dalla comunità Agorà che ha permesso di stemperare gli animi e di ritrovare un clima di serenità e condivisione.

 

Testo: Ilario Taus
Foto: Giacomo Anibaldi Ranco

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