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Referendum: un secco “No” alla riforma Renzi-Boschi dal comitato di Trecastelli

Le ragioni del voto contrario spiegate dal promotore locale del fronte del No, l'avvocato Nicola Peverelli

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Nicola Peverelli

A ridosso della consultazione referendaria del 4 dicembre 2016 mi sento in dovere di lanciare un appello rivolto a tutti i cittadini di Trecastelli affinché la riforma costituzionale venga sonoramente bocciata.

Il quesito referendario, nell’attuale formulazione, potrebbe indurre – soprattutto gli indecisi – ad accettare “il cambiamento” nella errata convinzione che con questa riforma il Paese “cambierà verso” slogan che tanto aggrada il nostro primo ministro. Ma di quale cambiamento si tratta? Ci sarà una riduzione dei costi della politica? Assolutamente No!

Mentre la riduzione dei soli senatori consentirà un risparmio di circa 50 milioni di euro(con l’approvazione di una semplice legge ordinaria sulla riduzione delle indennità parlamentari si poteva fare molto di più), l’art. 40 comma 3° della legge di riforma (rubricato come “disposizioni finali” quasi fosse un articolo di poco conto) inserirà in Costituzione la cosiddetta autodichìa, cioè il potere sia della Camera sia del Senato (che non verrà abolito) di stipulare appalti, contratti, convenzioni, assunzioni ecc. senza alcun tipo di controllo (ad es. da parte della Corte dei Conti) una vera e propria istituzionalizzazione “della casta e dei privilegi” che ci costa (e costerà) circa 1.200.000.000,00 (unmiliardoduecentomilioni,00) di Euro all’anno! L’autodichia (per intenderci, il potere di Camera e Senato di “fare come gli pare”) ad oggi è il prodotto di una prassi costituzionale che comincia a “scricchiolare”, ma questa riforma la renderà effettiva ed intoccabile!

Però si supererà il bicameralismo perfetto? No!!! Le Camere rimarranno due ma il procedimento di approvazione delle leggi sarà molto piu’ complicato!! I senatori rimarranno ma non ci sarà piu’ consentito votarli… Una riforma che riduce la democrazia e calpesta la sovranità popolare che appartiene al Popolo e non alle segreterie di partito che decideranno( a modo loro) chi siederà in Senato!
Ma la modifica del titolo V? No(!) un disastro! L’accentramento del potere tolto alle autonomie locali, con un evidente segnale antifederalista, toglierà a loro voce, Regioni e Comuni, proprio quegli Enti Locali che più vicini alla comunità interessata sono in grado di intercettarne i bisogni e le necessità, avranno meno voce in capitolo. Ma ce ne rendiamo conto? Ma l’art. 5 della Costituzione vigente (attuale) non prevede che la Repubblica riconosce e promuove le Autonomie Locali? Ma l’art. 1 della Costituzione vigente non prevede che la sovranità appartiene al popolo? Come vedete, questa pessima riforma, voluta fortemente dall’esecutivo (sic!) non riguarda solo la seconda parte della Carta ma ne va ad intaccare i principi fondamentali (!).

Ho volutamente cercato di essere sintetico e leggibile, perché per tentare di comprendere questa riforma occorrerebbe (ma non basterebbe) leggerla con in mano un manuale di diritto amministrativo e costituzionale. Per usare un calzante metodo di paragone, immaginate a quando siete invitati a sottoscrivere un contratto predisposto da una banca o da un’assicurazione: la clausole sono incomprensibili, ma lo si sottoscrive nella rassegnata convinzione che tanto ci sarà la fregatura! Fior di metafora, ma con questa riforma la posta in gioco è molto più alta!!

Questa riforma che ha fortemente diviso le forze politiche, e non le ha unite come dovrebbe essere, dovrebbe partire “dal basso” dal voto popolare, e allora mi appello al Popolo perché “basta un sì” per gettare un Paese (il nostro Paese) nel baratro, ma con un secco NO rimarremo in Democrazia e diremo No agli illimitati poteri della “casta”.

da Nicola Peverelli – avvocato-
Promotore Comitato di Trecastelli per il NO alla Riforma Costituzionale

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