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Aggredì il nonno col martello: corinaldese condannato per omicidio volontario

In carcere per 14 anni Mattia Morganti, responsabile della morte di Giuseppe Manoni: "non era pienamente in sé"

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Cuochi Ancona
carcere di Montacuto

Condannato per omicidio volontario a 14 anni di carcere il giovane di Corinaldo che nel novembre 2015 uccise a martellate il nonno Giuseppe Manoni. E’ questa la sentenza di condanna inflitta lunedì 6 febbraio 2017 al 32enne Mattia Morganti al termine del processo con rito abbreviato che ha permesso lo sconto di un terzo della pena.

Come si ricorderà, il 32enne, al termine dell’ennesimo litigio con il nonno, lo aggredì a colpi di martello e poi persino con un coltello, lasciandolo poi in una pozza di sangue in mezzo alla via del Crocefissetto. Poi si recò dai Carabinieri per costituirsi. Dopo un periodo di coma, il nonno morì nel maggio 2016.

Al giovane è stata contestata anche l’aggravante della crudeltà e quella del legame di parentela con la vittima: aggravanti che però sono state “compensate” dalla seminfermità mentale: gli è stata riconosciuta per un disturbo di tipo paranoico che lo ha reso, quella mattina di mercoledì 11 novembre, parzialmente fuori di sé, con una capacità di intendere e volere gravemente compromessa ma non del tutto scemata. Era infatti seguito dal dipartimento di salute mentale dell’Asur e dai servizi sociali del Comune di Corinaldo.

Respinta invece l’aggravante dei futili motivi e la premeditazione del fatto: il gesto fu compiuto con il rancore del momento come ha spiegato il gup Francesca Zagoreo. Motivi per cui l’accusa aveva richiesto la condanna all’ergastolo per Mattia Morganti che è stato subito riaccompagnato in carcere dopo la lettura della sentenza.
Una volta scontata la pena, Morganti dovrà seguire un percorso di sicurezza in una Residenza per l’Esecuzione della Misura di Sicurezza (REMS). Nel frattempo il legale Antonio Rocco ha annunciato il ricorso in Appello dato che una prima perizia lo aveva giudicato del tutto in capace di intendere e volere.

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