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Massimo Bello: “Ostra Vetere non è obbligata a sottomettersi a Senigallia”

Il candidato sindaco di Autonomia per Ostra Vetere spiega punto per punto il No alle Terre della Marca Senone

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Massimo Bello

In questa sede, rispondo a quanti stiano giurando, di tutta fretta, il ‘convinto sostegno’ all’Unione della Terra della Marca Senone, voluta ed imposta da Senigallia, da Mangialardi e dal PD ai Comuni delle Valli del Misa e del Nevola, tra cui quello di Ostra Vetere.

Rispondo anche a coloro che provocatoriamente, inutilmente e strumentalmente confondono l’istituto normativo dell’Unione dei Comuni con l’Istituzione dell’Unione europea, la quale – per fortuna – nulla ha a che vedere con questa operazione alla ‘Totòtruffa 62’. Operazione, quella dell’Unione, che è la conseguenza politica del fallimento della fusione per incorporazione, tra il Comune di Morro d’Alba e quello di Senigallia voluta sempre da Mangialardi e dal PD, ma sonoramente bocciata dal referendum effettuato nelle due comunità.

Rispondo in modo didascalico, semplice e, spero, anche chiaro, elencando una serie di motivazioni, che avrebbero dovuto ‘pesare’ nel momento, in cui sindaci, giunte e maggioranze di questi Comuni – legate tutte dal medesimo ‘filo rosso’, cioè quello di un partito, il PD, che svolge un ruolo ancora, ma non per molto, significativo nell’egemonia di un sistema di potere locale indubbiamente rilevante – hanno scelto di intraprendere questa strada, non l’unica e nemmeno obbligata, per la gestione associata di alcuni servizi e funzioni per gli enti locali con una popolazione al di sotto dei cinquemila abitanti.

Nei giorni scorsi, si è tenuta la prima seduta del Consiglio di questo nuovo ente e, dalle notizie fino ad ora arrivate, è ovvio che quanto successo non sia potuto essere altro che la ‘cronaca di un fatto annunciato da tempo’: l’Unione è ‘proprietà’ di Senigallia!

Del resto, non può essere altrimenti. Nello ‘Studio di Fattibilità’ (testo del 29.11.2017) che, unitamente allo Statuto, sono stati approvati – senza nemmeno leggerli con la dovuta attenzione – dai sindaci, dalle giunte e dalle maggioranze consiliari dei Comuni delle Valli Misa-Nevola, compresi quelli di Ostra Vetere, l’inganno perpetrato ai danni delle popolazioni del comprensorio vallivo è palese ed indiscutibile.
Nel ‘paragrafo 8’, infatti, di tale Studio si legge:
• La costituzione dell’Unione non può essere rinviata, in considerazione del fatto che già nella primavera del 2018 inizieranno le elezioni comunali e che termineranno poi a Primavera 2019;
• Le politiche di sviluppo del territorio e le scelte organizzative dei servizi dell’Unione vedranno giocoforza il Comune di Senigallia quale motore strategico e soggetto guida dell’Unione stessa;
• Per ogni scelta circa i futuri servizi/funzioni conferibili all’Unione sono gli stessi Comuni delle Valli del Misa e del Nevola a richiedere il necessario coordinamento del Comune di Senigallia, che può recitare il suo ruolo senza alcuna criticità per l’iniziale configurazione proposta;
• La configurazione iniziale delle funzioni/servizi rappresenta un elemento di facilitazione di un percorso di conferimento integrale da parte di tutti i Comuni delle stesse e di altre funzioni.
In poche parole, la città di Senigallia diventa la ‘padrona’ assoluta dell’Unione, mentre i piccoli Comuni delle Valli del Misa e del Nevola, compreso quello di Ostra Vetere, sono semplicemente delle ‘comparse’ senza più autonomia amministrativa e senza alcuna capacità decisionale. Il nuovo ente, l’Unione, diventa il ‘regista’ di tutte le attività.

Allora, perché è importante non condividere questa Unione? Perché è fondamentale uscirne fin da subito? E perché questa operazione rappresenta la risposta sbagliata ad un’esigenza giusta? Facciamo insieme qualche riflessione:
1. qui, anzitutto, non si tratta di essere in disaccordo o aprioristicamente contrari all’istituto normativo dell’Unione, ma di non condividere lo spirito, le finalità e l’organizzazione di questa Unione voluta da Senigallia e accettata supinamente e a ‘scatola chiusa’ dai sindaci dei Comuni vallivi, i quali non hanno avuto nemmeno la diligenza di esaminare attentamente e in modo, soprattutto, critico il contenuto dei documenti (Statuto e Studio di Fattibilità) e le conseguenze di questa operazione. Perché, se l’avessero fatto, si sarebbero accorti del forte squilibrio e della forte disomogeneità strutturale e territoriale tra i Comuni delle Valli Misa-Nevola e quello costiero. Probabilmente, ha prevalso nei sindaci più il senso di appartenenza al PD che a quello dei rispettivi territori comunali.
2. l’Unione non migliora affatto la vita dei cittadini di Ostra Vetere, tanto meno quella dei piccoli Comuni limitrofi, ma la rende più difficile di quella di coloro, che risiedono a Senigallia a causa, ad esempio, dei problemi, delle difficoltà e dei costi legati alla mobilità e agli spostamenti da un punto all’altro del comprensorio;
3. riguardo all’obbligo di esercitare in forma associata alcune funzioni fondamentali, il Comune di Ostra Vetere, come quelli delle Valli Misa-Nevola, ha facoltà di far ricorso all’istituto della Convenzione, così come prevede la legge, nella quale l’ente non perde la titolarità dei servizi, funzioni e capitoli di bilancio, ma la cooperazione è limitata all’insorgere di diritti e obblighi reciproci e paritari;
4. con l’Unione, invece, i singoli enti perdono la titolarità dei servizi, delle funzioni e dei relativi capitoli di bilancio; l’Unione, infatti, è per legge, a tutti gli effetti, un ente locale con una propria autonomia gestionale, amministrativa, statutaria e regolamentare, in cui ogni singolo Comune aderente non ha più sovranità;
5. quando il sindaco di Ostra Vetere ha deciso di seguire supinamente Senigallia, tale scelta avrebbe dovuto essere ben ponderata e condivisa, soprattutto tenendo in evidenza le affinità e le esigenze tra i Comuni delle Valli del Misa e del Nevola e non appiattirsi su Senigallia e i suoi problemi; Senigallia nulla ha a che fare con le esigenze e con le problematiche dei Comuni vallivi;
6. la città costiera non avrebbe dovuto essere ‘parte’ dell’Unione, ma interlocutore privilegiato dei Comuni del comprensorio delle Valli Misa-Nevola, compreso quello di Ostra Vetere; e altrettanto lo avrebbero dovuto essere i Comuni del comprensorio con pari dignità e con parità di ruolo; e per fare ciò non ci si può legare giuridicamente, e in termini strutturali, a Senigallia senza ‘pesi e contrappesi’ o misure che cautelino i piccoli Comuni; infatti, nello Statuto, il ‘peso’ di Senigallia sovrasta, domina e mortifica gli enti locali del comprensorio, che non hanno alcun ‘contrappeso’ per contrastare un’egemonia inaccettabile;
7. questa Unione è semplicemente una manovra voluta ed imposta da Senigallia per sistemare i propri problemi di bilancio, ‘ingessato e indebitato’ oltre misura; a Senigallia il Patto di stabilità non consente più al Comune costiero di contrarre altri mutui e altre spese; perciò, l’Unione è indispensabile per contrarre nuovi mutui, fare nuove spese e sistemare i propri interessi, che i Comuni delle Valli del Misa e Nevola, compreso quello di Ostra Vetere, devono pagare anche se non ottenessero alcun beneficio per le loro rispettive comunità;
8. questa Unione è innaturale, ma vantaggiosa solo per Senigallia che, grazie proprio al nuovo ente, può risolvere i propri problemi di natura economico-finanziaria, trasferendo generose quote del proprio bilancio e delle proprie funzioni all’Unione; anche gli organi di governo (presidente giunta e consiglio dell’Unione) diventano strumento di potere in mano a Senigallia perché i rapporti numerici e di forza accentuano il suo ruolo dominante e decisorio; infatti, Senigallia sceglie, decide e approva tutti gli atti amministrativi, di indirizzo e di gestione dei servizi e delle funzioni conferite in toto anche dai Comuni vallivi, senza più che essi, compreso Ostra Vetere, possano avere titolarità di tali competenze;
9. conservare l’integrità, l’identità e l’autonomia amministrativa e decisionale per qualsiasi Comune significa molto; anche perché essere autonomi non significa isolarsi dal mondo, ma gire in esso con pienezza dei poteri e delle facoltà; essere autonomi non significa chiudersi dentro le mura del catello o del borgo, ma aprirsi al mondo consapevoli delle proprie capacità e potenzialità; essere autonomi non significa essere autosufficienti, chiusi e avere atteggiamenti di preclusione, oppure non dialogare e non collaborare con gli altri, ma farlo a parità di ruoli.

Ostra Vetere, quindi, ha il diritto e il dovere di deliberare l’uscita da questa Unione e deve farlo prima che le conseguenze diventino più gravi.

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