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Neonata trovata morta tra i rifiuti: “Si auspica un monumento alla memoria”

Barchiesi: "Più di 100 anni fa un gesto analogo"

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Culla della vita

Il 16 marzo scorso il cadavere menomato di una bambina è stato rinvenuto su un nastro trasportatore di un’azienda di riciclo di rifiuti di Ostra e ora si sta indagando per infanticidio. A fare il macabro rinvenimento è stato un operaio macedone che ha subito dato l’allarme.

L’attività è stata immediatamente sospesa e sul posto sono arrivati i carabinieri, il 118 ed il medico legale. È stata disposta subito l’autopsia e da indiscrezioni sembra che la bambina di carnagione chiara sia nata il 14 marzo da una mamma del Nord Africa e che avesse ancora attaccato il cordone ombelicale.

La notizia, subito battuta dalle varie agenzie, ha avuto un’eco nazionale e stampa e Tv hanno dato grande rilievo al ritrovamento. Ora si sta indagando per rintracciare la mamma. Un compito molto arduo in quanto nell’azienda di Casine confluiscono i rifiuti di molte città della provincia di Ancona e alcune anche di fuori regione.

Nella memoria storica di Ostra è ritornato un gesto quasi analogo avvenuto oltre cento anni fa. La notizia ripresa dai giornali del tempo riferisce così l’accaduto: “Un mese fa e precisamente il 1° febbraio (1914), la contadina Lucia Bini fu Vincenzo di anni 31 di Ostra, residente in questo comune (Jesi) in frazione Cappane, dava alla luce un infante frutto di illeciti amori. La Bini per coprire il fallo, strozzò con le proprie mani la creatura e la gettò in un fosso presso la casa. Ieri un contadino, soffermatosi presso il fosso, avvertì un puzzo nauseabondo e scoprì, dopo avere cercato la causa, il corpicino dell’infante in istato di avanzata putrefazione, ben mascherato da erbe e spini. Corse a darne notizia ai carabinieri, i quali intraprese attive indagini sono riusciti ad appurare che la madre dell’infante era la Bini. L’hanno arrestata e l’anno sottoposta ad un lungo interrogatorio durante il quale la sciagurata ha confessato il delitto. Essa è stata internata nelle nostre carceri mandamentali e sarà presto trasportata in quelle di Ancona”.

Ritornando ai nostri giorni, molti si stanno domandando, quale sarà la sorte che toccherà alla piccola bambina. Molti auspicano un funerale religioso in chiesa. Altri vorrebbero una degna sepoltura nel locale cimitero con un monumento alla memoria, esempio e monito per tutte le mamme del mondo che, credendo di non sapere dare un futuro alla propria creatura, decidono l’irreparabile con un gesto estremo, quando invece le istituzioni possono garantire sia l’anonimato e seguire la crescita del bambino.

da Giancarlo Barchiesi

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