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“Un referendum per capire se Trecastelli voglia rimanere tale o tornare ai 3 Comuni”

Elena Morbidelli: "mi batterò per una consultazione: fino ad ora tanti elogi, ma non dai cittadini"

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Comune di Trecastelli, municipio di Ripe

Un referendum consultivo per chiedere ai cittadini di Trecastelli se sono soddisfatti della fusione o se preferirebbero ritornare ai tre comuni di Ripe, Castel Colonna e Monterado.


Ecco una proposta per la quale mi batterò nei prossimi mesi, impegnandomi in prima persona anche in vista delle prossime elezioni comunali, ovviamente non da sola.

Ho sentito molti elogi per la fusione, Trecastelli sarebbe un modello da imitare, ma li ho sentiti sempre da figure di amministratori, locali o regionali, assai raramente dai cittadini. Poiché, prima della fusione, fu fatto un referendum per chiedere agli abitanti di Ripe, Castel Colonna e Monterado se erano favorevoli o contrari, non vedo perché non si potrebbe fare ora, a distanza di cinque anni. Oppure i cittadini hanno voce in capitolo solo a intermittenza? Solo quando serve burocraticamente?

Si dirà che non si può tornare indietro, bisogna guardare avanti. Ma guardando la storia si scopre che anche nei secoli passati il territorio che corrisponde a Trecastelli era accorpato in una unica “entità amministrativa”, successivamente, in età contemporanea, i comuni si sono resi autonomi, quindi anche la fusione poteva essere interpretata come un ritorno al passato. A mio avviso se una cosa non funziona bisogna avere l’umiltà di chiedersi il motivo e modificarla.

A tutt’oggi quello che sicuramente manca è la completa attuazione dello statuto, in quanto ancora non si è provveduto alla nomina dei “Pro sindaci” per una reale rappresentanza di tutti i territori.

Sono idealista e lo so, ma sono convinta che il miracolo della politica è la possibilità di azionare l’intelligenza collettiva per trovare la forza di migliorare le cose. E’ un percorso faticoso e non immediato. Ma non impossibile se c’è realmente la volontà di cambiare. La partecipazione, che è il principio fondamentale di questo processo, è un bene troppo prezioso per la democrazia e non se ne può fare a meno.

C’è poi la questione scuola: si sbandiera ai quattro venti che la nuova scuola è stata costruita grazie ai contributi della fusione. Ma mi risulta che molti altri comuni delle Marche hanno avuto contributi per costruire o ristrutturare scuole. E mi risulta inoltre che il comune di Trecastelli abbia acceso diversi mutui in questi anni. Ma come: se ci sono tutti questi contributi per la fusione perché fare così tanti debiti?

Altro punto sul quale mi sono già impegnata e continuerò a farlo, nelle forme che riterrò utili per la comunità, è la creazione di una mensa unica privatizzata. Motivo principale è il risparmio. Si dice che diminuiranno i costi e aumenterà la qualità. A parte che di solito le due cose non vanno di comune accordo, ma mi chiedo nuovamente: se ci sono tutti questi contributi per la fusione, perché si è deciso di risparmiare proprio sul cibo dei bambini? Non esistono forse altri sprechi da tagliare?

Provengo da una famiglia di lavoratori e conosco i sacrifici che tanti, forse troppi, affrontano ogni giorno per tirare avanti con dignità e speranza. So cosa significa non arrivare a fine mese e alla difficoltà di farlo per molte famiglie. Un Comune dovrebbe ascoltare queste necessità. Però durante uno degli ultimi consigli comunali, alla proposta di poter rateizzare la quota fissa per la mensa in rate mensili, ho sentito dare priorità alla difficoltà amministrativa di recupero del pagamento da parte degli uffici, piuttosto che alle evidenti difficoltà delle famiglie con più figli; questo mi ha fatto accapponare la pelle e non riesco a stare a guardare senza far nulla. Priorità assoluta ai servizi alla persona, solo così si può aiutare ogni singolo cittadino, con regolamenti validi per tutti e non solo per chi ha il coraggio di andare a piangere in Comune.

In questi giorni si susseguono incontri più o meno “clandestini” tra potenziali candidati. Alleanze, cordate, trappole, “birbizie” che non portano da nessuna parte. Invito a fare le cose alla luce del sole. Non è con appostamenti o tresche che si risolvono i problemi. La politica va fatta sulla scena pubblica affrontando i problemi concreti. Altra cosa che non condivido, da parte di potenziali candidati, è l’assenza dalla scena pubblica per anni, nessuna presa di posizione, nessun commento all’azione dell’amministrazione, salvo poi riapparire qualche mese prima delle elezioni quando è ora di candidarsi. A volte questo atteggiamento non è dovuto a legittimi impegni personali o professionali, ma alla volontà di non perdere certe alleanze o conoscenze “utili”.

Ci sarebbero tanti altri punti da dover affrontare, come ad esempio i servizi culturali e sociali, le politiche giovanili, la gestione del Villino Romualdo, sulla quale si susseguono proclami roboanti di questo o quell’onorevole, di questo o quel direttore che lo visitano, mi pare tutti tranne i turisti e i cittadini. Certo, gli amministratori diranno tutt’altra verità, ma è come chiedere all’oste se è buono il vino.

Da

Elena Morbidelli

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