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A Barbara e Fonte Avellana un convegno per il millenario dell’Abbazia di S. Maria di Sitria

Si sono susseguiti gli interventi di don Ruggero Benericetti, Anna Falcioni, Angela Lanconelli ed Ettore Baldetti

Pittura edile Goffi - Trattamenti e soluzioni involucro edilizio - S. Maria Nuova
Abbazia di Stira

Sabato 2 ottobre si è svolta a Barbara e Fonte Avellana la giornata nazionale di studi sulla recente edizione delle fonti dell’Abbazia romualdina di S. Maria di Sitria, distribuita dalla libreria avellanita, con una cornice di pubblico malgrado le restrizioni anti-Covid.

Dopo i saluti del sindaco di Barbara, Riccardo Pasqualini, e del bibliotecario avellanita, p. Cesare Bovinelli, e la presentazione di Carlo Pongetti, presidente della Deputazione di Storia Patria per le Marche, patrocinatrice dell’iniziativa, nel cinema barbarese ‘Odeon’ si sono susseguiti gli interventi di don Ruggero Benericetti, storiografo della Chiesa altomedievale, con un’attenta analisi dell’esaltante esperienza eremitica delle origini, Anna Falcioni, sui rapporti fra gli Atti di Sassoferrato, controllori dell’abbazia fra ‘300 e ‘400, e i Malatesti da Rimini, di cui è un’eminente esperta, Angela Lanconelli, che ha analizzato le vicende abbaziali durante il governatorato del cardinale Albornoz, rappresentante dei papi avignonese con sede ufficiale in Ancona e temporanea a Sassoferrato, Ettore Baldetti, sulla lontana matrice etnica longobarda dei primi donatori delle terre abbaziali e dei successivi controllori dell’ente religioso.

La seduta mattutina è stata coerentemente chiusa con la visita della chiesa e del palazzo abbaziali nel feudo sitriense di Barbara. Nel pomeriggio a Fonte Avellana, lo storico silvestrino p. Ugo Paoli ha individuato le interrelazioni fra l’esperienza sitriense, la regola benedettina e le innovazioni di Romualdo da Ravenna, fondatore dell’abbazia di Sitria, sulle pendici del complesso del Monte Catria, e dell’ordine camaldolese, il dantista Alfio Albani si è soffermato sulla rilevanza socio-politica del signore eugubino Cante Gabrielli, artefice dell’esilio di Dante in qualità di podestà di Firenze, citato altresì nelle carte sitriensi, il faentino Marco Mazzotti ha analizzato il protagonismo degli abati sitriensi come rappresentanti papali nelle vicende macropolitiche trecentesche, gli umbri Sandro Tiberini ed Euro Puletti hanno rispettivamente descritto la frammentazione della proprietà agraria sitriense in ambiente montano e i toponimi della zona sitriense.

Due studiosi sassoferratesi hanno posto termine ai lavori: Renzo Franciolini ha descritto la valle sentinate del Sanguerone, interessata da un’intensa presenza di chiese sitriensi, come retroterra ultramontano dell’abbazia, mentre Mirella Cuppoletti ha focalizzato l’attenzione sulle tematiche romualdine nell’opera del pionieristico ricercatore locale padre Alberico Pagnani,

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