Barbara:il borgo, il castello e l’itinerario artistico

Il centro storico di Barbara si snoda tra i fiumi Misa e Nevola: a monte del centro sorge il Castello, mentre verso mare, si estende il Borgo con la sua cinta difensiva. CastelloIl castello duecentesco, mirabile esempio dell’architettura militare marchigiana, ristrutturato nel Quattrocento, oggi presenta alcuni degli elementi originali, come il muro fortificato dalle pareti scoscese e il mastio sopraelevato, chiamato il “Torrione”, usato come struttura difensiva dell’attiguo palazzo, in cui risiedeva il signore locale. Due dei piccoli torrioni del lato Nord sono parzialmente integri, presentano ancora le tipiche merlature e le bocche da fuoco per gli archibugi; l’alta torre di a Sud Ovest è stata invece ricostruita negli anni ’60 in seguito ai bombardamenti della Guerra di Liberazione.
Il palazzo abbaziale, attuale sede municipale, è stato ristrutturato nel Settecento per ospitare il cardinale Annibale Albani, presenta ancor oggi nel piano nobile superiore le sale della residenza cardinalizia, porte originali con eleganti serrature in ferro battuto. Altre interessanti elementi sono il soffitto cassonato in legno della cappella privata cardinalizia, la sala delle udienze, un’immagine di S.Barbara, opera seicentesca di Pietro Paolo Ubaldini, seguace della scuola romana di Pietro da Cortona, una cassapanca settecentesca decorata con un dipinto dello stemma degli Albani.
Percorrendo Via Castello si apre il giardino Mattei; di fronte sono ancora visibili i ruderi delle fornaci dei ceramisti barbaresi ,”i vasari”, documentate fin dal Cinquecento ed attive fino alla prima metà del Novecento e più in basso c’è un passaggio pensile che va dal palazzo al giardino Mattei.
In piazza Garibaldi , proseguendo verso l’arco di S.Barbara si vede l’orologio comunale del ‘700, di cui si conservano gli antichi ingranaggi, e il campanile municipale, ristrutturato nel Seicento, la cui campana ha origini duecentesche.
Sotto la volta dell’arco di S.Barbara, si apre l’omonima chiesa barocca ricostruita nel 1694 per opera del cardinal Carlo Barberini, sulle fondamenta di una casa privata quattrocentesca, la notizia è riportata in un’epigrafe affissa sulla sinistra della stessa chiesa, all’esterno.
All’interno della chiesa si trovano notevoli opere di valore storico-artisticoi: un’acquasantiera originale nell’ingresso, una statua della santa patrona custodita nella nicchia dell’altare maggiore, una immagine della Madonna dell’Olivo nella cappella di sinistra, diverse stampe francesi della Via Crucis, un dipinto di S. Antonio Abate di artista anonimo del Settecento, la Santa Barbara di Sebastiano Conca, artista di scuola romana del primo Settecento e il dipinto della Madonna, con l’arcangelo Michele S. Nicola da Tolentino, S. Giuseppe e S. Carlo Borromeo, opera matura del veneziano Claudio Ridolfi (1560-1644).
Sul lato opposto all’entrata della chiesa è ancora affissa nell’entrata principale del castello comunale la cinquecentesca tavola lapidea con i pesi e le misure locali ed è una delle più antiche la più antica del Senigalliese.
L’edificio ospitava anche le carceri nel pianterreno e una “segreta”, della quale resta sola la porta lignea. In Via Castelfidardo, ex Via del Forno c’è l’antica piazzetta dove si apre una via porticata chiamata Landrone, nella sottostante stradina del “Ghetto” si aprono le porte di vecchi edifici che immettono nelle “grotte”, ipogei che costituiscono gallerie e vani sotterranei scavati nella roccia arenaria usati non solo per la conservazione delle derrate alimentari, ma anche a scopo di riparo o di via di fuga verso il fossato ed il castello durante gli assedi, come nel caso del sotterraneo murato del palazzo Bufera.

Il borgo medievale, detto “Piazzetta” si snoda in un pendio che scende dal castello alla chiesa neoclassica dell’Assunta, opera dell’anconetano Francesco Ciarafoni. All’interno si possono ammirare le statue in gesso dei famosi scalpellini di S.Ippolito, dedicate dai ai santi più famosi o venerati in loco, un coro ligneo, con i soprastanti ritratti settecenteschi, alcuni coretti, diversi confessionali, mobili della sacrestia o intarsiati in legno, fregi, suppellettili di vario genere, un crocifisso seicentesco, un bel battistero decorato con soggetti biblici. Grazie al prestigio e alla ricchezza che l’Abbazia in passato possedeva fu possibile acquisire diverse opere pittoriche di artisti noti: sono presenti una copia della Natività del Correggio già attribuita al Domenichino, il seicentesco S.Sebastiano di Paolo Gismondi da Perugia, nell’abside campeggia L’Assunzione di Giovanni Pirri e la Madonna e Santi del Pomarancio. Le decorazioni interne della chiesa sono di ispirazione classica e sembrano la fedele riproduzione dello stile decorativo dei templi.

Marianna Marano