
Un ospite specialissimo,
Moni Ovadia, ci invita a trascorrere una serata in compagnia della sua irresistibile ironia. Considerato uno dei più prestigiosi e popolari uomini di cultura ed artisti della scena italiana, Ovadia si dedica ad un
teatro musicale, ispirato alla cultura yiddish, che ha contribuito a far conoscere e di cui ha dato una lettura contemporanea.
E’ unico, nel suo genere, in Italia e in Europa. Il suo pubblico abbraccia tutte le generazioni. Quando sale sul palco, le sue parole diventano narrazione e canto, testimonianza e invito, memoria e conversazione.
Martedì 9 febbraio, alle ore 21, ci propone “
Il conto dell’Ultima Cena”: un omaggio alla memoria e all’accettazione dell’Altro, ultimo
antidoto slow all’intolleranza e al tempo frenetico di oggi.
Ovadia ci induce, sorridendo, a guardare al cielo attraverso gli odori e i sapori della terra, per farci assaggiare il gusto di essere dei
kasher, ovvero adatti alla nostra dignità di uomini.
Il cibo e la cultura ebraica sono legati da un rapporto complesso, regolato dalle minuziose norme della kasherut. Tra religione e tradizione, storielle e ricette, Moni Ovadia indaga l’etica ebraica del cibo. Una riflessione in equilibrio tra sacro e terreno, nella migliore tradizione del teatro di Ovadia e dell’umorismo ebraico, che diventa un’occasione per invitare alla tolleranza.
Precisa Ovadia: «Oscilliamo tra due estremi: da un lato il cibo inteso come sopravvivenza, dall’altro il delirio edonistico delle grandi cucine raffinate Ma ciò che dobbiamo recuperare è il valore spirituale del cibo: noi siamo un unicum, anima e corpo, indissolubili. Nutrire l’anima significa nutrire il corpo e viceversa. La spiritualità è ciò che accomuna tutti gli uomini, di qualunque fede essi siano».
dal Comune di Ostra
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