Prosegue a Trecastelli fino al 14 settembre 2025 la mostra “Memè Olivi la linea infinita”
Intervista del Direttore artistico del Museo Nori de' Nobili Stefano Schiavoni a Olivia Olivi, figlia dell'artista

Abbiamo inaugurato negli spazi del Centro Studi sulla Donna nelle Arti Visive Contemporanee, “Memè Olivi la linea infinita”. Una nuova mostra con un nuovo progetto che ci consente di ripercorrere la storia di un’artista assai rappresentativa di un’epoca, con le qualità legate all’attività di alta formazione del territorio in un confronto con il fare arte oggi.
Ho avuto decenni addietro, vari incontri con Memè Olivi, ricordo bene la determinazione, l’assoluta competenza professionale ed il suo sorriso gentile.
Osservammo insieme alcune calcografie con gli inevitabili commenti sulla scelta di questa o quella tecnica. Avendo frequentato entrambi anche se in anni diversi gli ambienti urbinati, i nostri racconti servirono a ricostruire il rapporto con importanti personaggi. Ad esempio Renato Bruscaglia mio insegnante di Calcografia e allievo di Leonardo Castellani, quindi Carlo Ceci e Pietro Sanchini o l’altro importante calcografo Arnaldo Battistoni, Direttore dell’Accademia di Belle Arti, l’artista che mi consegnò il Diploma. Tutti personaggi che promossero la Scuola del Libro e L’Accademia di Urbino, rappresentando nel dopoguerra dei punti di riferimento assoluti.
Per Meme’ i rapporti erano noti, Bartolini e Castellani e poi altre esperienze di studio a Roma, Firenze e Brera. Ecco Il mio breve ricordo nel conoscerci: … erano i primi anni ottanta e il Musinf era stato da poco inaugurato, il Direttore Carlo Emanuele Bugatti, mi chiese di coordinare una mostra ideata per ricostruire la vicenda artistica legata ad alcuni personaggi senigalliesi, tutti formatisi alla Scuola di Urbino, Memè Olivi risultò essere l’unica donna gli altri: Ciacci, Donati, Gabriele e Panni.
La mostra esposta al Palazzetto Baviera, ebbe un certo successo e fu l’occasione per far incontrare di nuovo, dopo molti anni, vecchi compagni di studi, a loro volta docenti. Scegliemmo insieme le sue opere grafiche e ricordo bene il racconto del dettaglio operativo: la perfetta selezione dell’acquatinta rispetto alla cera molle, le esigenze della morsura della puntasecca per la resa definitiva della stampa. Le sue calcografie marchigiane erano certamente ispirate a quella che abbiamo tutti definito: la terra dei segni, l’elemento ancora oggi rimasto a caratterizzare il nostro paesaggio agricolo. Il segno del lavoro dell’uomo sulla terra in un ambiente da secoli antropizzato, modificato di continuo seguendo le esigenze dell’agricoltura.
Ne parliamo con Olivia Olivi figlia di Memè, che ha a lungo e con passione dedicato la propria attività alla riproposta del lavoro materno, introduciamo il nostro incontro con alcune notizie sul film “la linea Infinita”, diretto dalla regista statunitense Amie Williams e dedicato all’artista:
…la produzione cinematografica è stata un’esperienza intensa, una storia di donne e il racconto “della storia” di Memè Olivi, del suo lavoro, delle vicende di vita. Artista, ma figlia, moglie e madre, un esempio di resilienza, di ricerca d’autonomia in una faticosa battaglia contro il conformismo, mai vissuta con i toni dell’aperta ribellione, una resistenza amara eppure indomita. Il film celebra la sua vita, focalizzata soprattutto sulle città e sui paesaggi italiani in cui crebbe e visse tra gli anni quaranta e cinquanta.
Vogliamo raccontare questo nuovo progetto che esponiamo al nostro Museo Nori De Nobili?…
…Forte è il legame familiare, quella “linea infinita” che passa di generazione in generazione attraverso il corpo delle donne, così saldando il passato al futuro. E’ l’amore per un’altra linea infinita quella del disegno, alfa del nostro racconto del mondo. Amèlie è stata fortemente influenzata dalla nonna, avendo passato molto tempo da bambina a disegnare accanto a lei nel suo studio, eppure le loro opere sono straordinariamente diverse. Laureatasi al Royal College of Art di Londra, Amèlie Barnathan oggi lavora come artista disegnatrice e illustratrice nella città londinese. Quello che proponiamo è il senso del legame, sotto le apparenti divergenze. Un legame che è emblematica storia al femminile, tema appunto esplorato anche dall’intenso film della regista americana Amie Williams, che accompagna la mostra.
Veniamo alle caratteristiche del progetto, abbiamo scelto di presentare l’importante esperienza artistica di Memè Olivi rappresentata in prevalenza dal suo lavoro calcografico:
…Si, sono esposte le opere dedicate al paesaggio della sua infanzia, il panorama delle Marche: la dolce geometria dei campi arati, le onde delle colline che si accavallano fino alla linea dell’orizzonte. Non c’è dramma, ma questi lavori potrebbero raccontare una guerra al femminile, i suoi paesaggi sono il luogo del silenzio, dell’assenza, una fuga da un mondo che a volte può escludere. Cercheremo di inserire anche esempi delle varie tecniche usate, litografia, xilografia e con le calcografie: l’acquaforte, la puntasecca, l’acquatinta.
Mettiamo le due artiste a confronto, quindi anche due generazioni si confrontano, approfondiamo la conoscenza della giovane Amèlie Barnathan e il suo lavoro:
…Per lei, una delle nipoti di Memè Olivi, Senigallia è la città dove tornare, da sempre. Nell’anno dei suoi vent’anni, si chiede cosa faceva sua nonna alla stessa età e si accende la sua curiosità. Amèlie raccoglie le memorie familiari e crea un’intensa opera grafica che racconta la guerra vista da Memè ragazza, usando anche lei l’incisione. E’ questa un’opera che sarà presente in mostra, le stampe sono rilegate in un libro a fisarmonica (Leporello), è un esemplare unico dove ci si interroga sul contrasto tra guerra e giovinezza, tra la mostruosa macchina della morte e il potente istinto alla vita. Il rosso acquarellato sul segno severo dell’incisione. Amèlie rivendica lo stretto legame che la unisce alla nonna e che l’ha spinta a diventare artista, si definisce addirittura come il suo doppio, ma soprattutto si lancia nell’incisione di otto lastre sagomate, un medium che non ama usare abitualmente, arricchendo la stampa con dei disegni all’acquarello.
Questa mostra è un’esplorazione attenta dell’arte al femminile che ci fa viaggiare per il mondo, considerando le esperienze delle due artiste abbiamo anche l’occasione di raccontare attraverso le opere esposte, la nostra grande tradizione che caratterizza la Regione Marche. La lunga vicenda legata alla storia della riproducibilità dell’opera d’arte, ha nelle tecniche di stampa una accertata documentabilità, cosa ne pensi?
…Infatti, voglio citare una piccola opera di Memè, un groviglio di radici che creano un labirinto in cui si condensano e si fondono litografia, xilografia e calcografia. Perché la sua arte si esprime attraverso queste tre tecniche, con una immaginazione ed una incisività che ci riconducono a memorie quattrocentesche, non a caso la sua formazione artistica si realizza alla Scuola Superiore di Urbino. Il filo del disegno non sembra interrompersi mai e ci ridà paesaggi, fiumi, vaste campagne ondulate e campanili, facendoli apparire in una realtà onirica. Mostra e film danno vita ad un progetto corale dove si intrecciano il racconto del territorio, il paesaggio delle marche e le opere di due donne emblematiche, di due diverse situazioni artistiche ed esistenziali. Un progetto che trova spazio adeguato nelle sale del Museo Nori De Nobili, con il suo Centro Studi sulla Donna nelle Arti Visive Contemporanee.
Silvio Cattani del MART di Rovereto, dichiara di aver conosciuto Memè Olivi solo attraverso i suoi lavori e si esprime così…la sua storia è davvero una straordinaria avventura in cui si intrecciano diverse sperimentazioni espressive, Memè è un’anticipatrice della figura dell’artista poliedrico, che attraversa instancabile il tempo in luoghi e territori, con una felice determinazione…una donna coraggiosa che nell’arte ha manifestato appieno la gioia dell’azione creativa… aggiungo, la sua creatività e vale per tutti gli incisori, significa far coniugare l’espressione artistica con aspetti di alta artigianalità, infine cosa ne pensi di questo equilibrio operativo costantemente presente nel lavoro di tua madre?
…Memè ha sempre riaffermato la necessità del lavoro, quella verifica continua con una manualità acquisita in una vita piena, trascorsa svolgendo varie attività, voglio ricordare ad esempio il suo lavoro nel settore della moda. Certamente le tecniche incisorie prevedono una grande e fine manualità, ma anche molta determinazione laboratoriale, credo che le opere esposte in questa bella mostra, rappresentino a pieno la lunga ed articolata esperienza di un artista come Memè Olivi che per tutta la vita ha creduto nell’importanza del fare arte.
Vorrei concludere questo nostro incontro con una riflessione che possiamo affidare al nostro pubblico più giovane. Nel 1966 il filosofo Walter Benjamin diffondendo il suo saggio “l’Opera d’Arte nell’Epoca della sua Riproducibilità Tecnica”, affrontava in prevalenza la trasformazione del rapporto tra arte e pubblico, parlando anche di crisi dell’arte per il rapido e significativo sviluppo del linguaggio fotografico e cinematografico. Nella storia, l’evoluzione della riproducibilità dell’immagine e ovviamente della scrittura anche per i suoi aspetti tecnologici, di fatto democratizza l’arte. Diviene un elemento socialmente ed economicamente rilevante, l’arte informa, accultura e l’opera originale può non essere più “centrale”, si aprono nuove prospettive creative. Un percorso di secoli, dalla tavola xilografica al cinema digitale. Per la tua esperienza personale e professionale, questo progetto afferma l’importanza della produzione della grafica d’arte? Comunicata anche attraverso il linguaggio cinematografico contemporaneo.
…Certamente, oggi nel raccontare le nostre storie, non possiamo sottrarci alla necessità di farlo con i tempi ed i modi maggiormente utilizzati, compresa la rete internet. Se poi come nel nostro caso, il format cinematografico prodotto è anch’esso di qualità, allora siamo sulla strada giusta e con convinzione continueremo a percorrerla.
Ringraziandoti per questa nostra “chiacchierata” invitiamo tutte/i a visitare il nostro Museo Nori De Nobili e d il nostro nuovo progetto “Memè Olivi e la Linea Infinita”.
da Stefano Schiavoni
Per poter commentare l'articolo occorre essere registrati su Valmisa.com e autenticarsi con Nome utente e Password
Effettua l'accesso ... oppure Registrati!