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“Volevo solo fare Amleto”: quando il teatro entra nel teatro

"Uno splendido manifesto che ci incita a non smettere mai di credere e lottare per i propri sogni"

“Volevo solo fare Amleto”

Volevo solo fare Amleto”. Si fa presto a dirlo, ma quando ci si avvicina ad uno dei monumentali totem della storia del teatro è facile uscirne con le gambe rotte ed invece la pièce vincitrice del bando GAME 2013 non solo supera egregiamente l’esame ma porta un’ondata di energia. Lo spettacolo, andato in scena sul palco del Teatro La Vittoria, è riuscito ad emozionare, commuovere e far ridere il pubblico presente.

Dici Amleto e subito il pensiero corre a quell’oramai superinflazionato “Essere o non essere…” ed invece la storia circolare portata in scena da Stefano e Francesca Tosoni rappresenta una vera boccata d’aria.

Le luci si spengono: ci troviamo su di un lettino di uno psichiatra; l’aspirante Amleto racconta le sue paure, confessa le sue speranze e le sue inquietudini; paure universali che si vanno a sovrapporre con quelle del principe danese: malinconia, ironia, voglia di rivalsa e riscatto ed un desiderio. Stefano, attore teatrale senza un soldo, vuole interpretare questa figura.

L’unico modo per farlo? Diventare regista stesso dell’immortale opera. A rendere tutto ciò possibile è la sorella, giovane avvocatessa con la passione per il teatro, che decide di vestire il ruolo di filantropa e finanziare questa impresa quasi titanica. E’ la prima tessera di un mosaico che, pezzo dopo pezzo, andrà a comporsi, fino a mostrare il suo volto completo.

Stefano inizia il suo viaggio: per mettere in scena il suo sogno, serve un esercito; ecco che iniziano le audizioni: la prima ad essere reclutata è Pamela Olivieri, aspirante Ofelia che si trasformerà in Gertrude; poi è la volta di Mirco Abruzzetti e Luca Graziani, quasi un’unica entità a due facce e quattro arti che interpreteranno i due becchini, Rosencrantz e Guildenstern e tanto altro. A questa ‘armata brancaleone’ si aggiunge l’amico/suonatore immaginario del protagonista, ovvero colui che musica i momenti più importanti della vita di Stefano.

Le messa in scena prosegue tra alti e bassi ed imprevisti: il mosaico diventa un domino messo in moto dallo splendido monologo “Faccio l’attore perchè…” che quasi si sostituisce all’Essere o non essere”, fino ad arrivare al vero volto della storia, un volto circolare che non racconta solamente le vicende Shakespiriane ma svela quelle autobiografiche dei protagonisti e, più in generale, racconta i sogni, i turbamenti e le speranze delle persone sedute in platea.

Il segreto del successo di “Volevo solo fare Amleto” è proprio questo: dalla poltroncina ci si trova proiettati sul palco, ci si emoziona e ci si diverte perché si è, volenti o nolenti, protagonisti insieme agli attori. Ancora una volta Amleto, racchiude in sé stesso l’essenza stessa della nostra società, permeata di conflitti generazionali e familiari, dubbi, aspirazioni represse e tentativi di riscatto. Il teatro entra nel teatro, verità, trama e vita si intrecciano in maniera inscindibile diventando uno splendido manifesto che ci incita a non smettere mai di credere e lottare per i propri sogni. In definitiva, uno spettacolo da non lasciarsi sfuggire.

Lorenzo Ceccarelli
Pubblicato Martedì 7 febbraio, 2017 
alle ore 16:52
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