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“Mafia Capitale”: l’indignazione di ‘montenovonostro’

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dea KalìPer il ributtante pentolone scoperchiato di “mafia capitale”, esploso con l’inchiesta romana che ha portato in galera 37 arrestati e registra un centinaio di indagati per l’immondo mercimonio che ruota attorno a una classe politica marcia fino al midollo e in cui non si salva proprio nessuno dei partiti che, alla guida o all’opposizione nella capitale corrotta d’Italia, non finisce di emanare i suoi maleodoranti miasmi, suscitando l’indignata reazione dell’opinione pubblica, “montenovonostro” chiede una energica pulizia dal malaffare e da tutti i corrotti: politici, funzionari, imprenditori e delinquenti.



Da mesi, mesi e mesi, anzi da anni, “giustiziagiusta” documenta quotidianamente i fatti di cronaca giudiziaria che esplodono quotidianamente in ogni parte d’Italia. La gente comune può anche non avvertire il peso oppressivo di simile nauseabondo spettacolo, purtroppo impegnata in tanti e troppo gravi problemi quotidiani di una crisi economica che sta devastando l’economia mondiale, nazionale, locale e familiare.

E di fronte al dramma del lavoro che non c’è e dei soldi che non bastano più per affrontare dignitosamente la vita per sé e per i propri figli, ben poco tempo e spazio rimane da dedicare alle immonde vergogne nazionali. Ma a chi si “dedica” alla politica (e usiamo eufemisticamente il termine “dedica”, che un tempo era sinonimo di “impegno civile e disinteressato servizio alla comunità” mentre oggi è declassato miseramente a “profitto e interesse della ‘ditta’” secondo la plastica e rivelatrice sintesi bersaniana, che ripugna a ogni sana coscienza civile) non può sfuggire il fatto che ormai si sta toccando davvero il fondo, senza ritegno, senza limite, senza pudore, senza onore. “Ritegno, limite, pudore, onore” erano qualità che si avvertivano doverose in coloro che si dedicavano fino a un trentennio fa a servire il popolo.

Poi è venuto il “rampantismo” teorizzatore del “costo della politica” che è finito miseramente con la coda fra le gambe, “esule” in una paradiso fiscale oltremare, lasciandoci “Tangentopoli” che ci ha portato alla “seconda Repubblica” che, scopriamo oggi, è molto, ma molto più marcia della “prima”. Che cosa è successo in quest’ultimo quarto di secolo e passa? Che cosa ha degenerato così gravemente la “politica” e coloro che vi si dedicano? Avremmo voluto usare la parola “Politica” con la P maiuscola, come sarebbe doveroso per l'”Arte della gestione del bene comune”. E invece siamo costretti a scriverla con la “p” non solo minuscola, ma addirittura microscopica, tanta è la rabbia che ormai suscita tutta la “classe” politica che ci “comanda” (anche qui avremmo voluto usare un’altra parola, “governa”, che non ha più niente a che vedere con la quotidiana pratica di “assalto alla diligenza” di un manipolo di ladroni sfrontati e insaziabili).

Non sono “uomini”, quelli che ci “comandano” imponendoci sacrifici sovrumani, mentre loro dilapidano non solo il patrimonio economico della nazione, ma anche ogni residua, flebile speranza in un mondo dignitosamente migliore. Ci rimane solo una immagine agghiacciante di questa “classe” politica ormai “casta”, non certo nel senso di umile e pudica servitrice del popolo, ma aborrita divisione privilegiaria riservati a pochi adepti di vertice, rappresentata dalla dea della lussuria dalle tante e troppe braccia e mani rapaci: Kalì.

L’India ci insegna. E purtroppo i partiti, tutti i partiti, senza più dignità, senza più moralità, senza più pudore, invece che ribellarsi di fronte all’immane disastro del malaffare, fanno semplicemente gli “indiani”, adoratori della dea Kalì. Misero Paese e misero “paese”, dove ormai rimane solo la lurida acquiescenza supina. Non nostra, però. Noi non siamo di questa immonda partita.

da montenovonostro

Redazione Valmisa
Pubblicato Mercoledì 10 dicembre, 2014 
alle ore 12:37
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