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Il futuro dell’ex monastero delle clarisse di Serra de’ Conti

Monastero di S. Maria Maddalena di Serra de’ ContiVenerdì 28 marzo alle ore 21, nella sala della chiesa di S. Michele di Serra de’ Conti la dottoressa Francesca Bartolacci dell’Università di Macerata terrà una conferenza sul tema ”Il monachesimo femminile francescano dalle origini al cinquecento”.


L’incontro è organizzato dal “Comitato per la valorizzazione e la difesa del Monastero di S. Maria Maddalena di Serra de’ Conti”, un’associazione costituitasi in seguito alla chiusura del monastero delle Clarisse Francescane.

Il monachesimo francescano è stato un fenomeno capillare presente fra XIII e XVI secolo in tutti i comuni marchigiani. Molti comuni, anche alcuni minori, vantavano da tre a più monasteri francescani e le comunità femminili delle Clarisse erano quasi altrettanto numerose dei conventi maschili: nel periodo di massima espansione se ne sono contate nelle Marche oltre 140.

In seguito alle soppressioni napoleoniche prima, postunitarie poi e anche a causa del calo delle vocazioni ne sono sopravvissute fino qualche anno fa solo 25 e fra queste quella di S. Maria Maddalena di Serra de’ Conti.

Questo monastero vanta una storia secolare, essendo stato fondato agli inizi del sec. XIV. La sua storia si è sempre intrecciata con quella della comunità locale, non solo sotto l’aspetto strettamente religioso, ma anche sul piano delle relazioni umane.

Dopo la sua chiusura avvenuta quattro anni fa per volere della Congregazione,  si è diffusa in paese una legittima preoccupazione per il destino dell’edificio monastico, un vero e proprio monumento storico, edificato oltretutto su un bastione delle mura castellane e oggi parte integrante ed elemento identitario del centro storico: lo stesso skyline del paese sarebbe inconcepibile senza la sua mole.

Inoltre al suo interno conserva arredi e interessanti opere d’arte, oltre all’archivio, e quindi non può quindi essere oggetto di una destina-zione impropria, che ne snaturerebbe l’identità e finirebbe per alterarne inevitabilmente l’architettura.

Al fine quindi di salvaguardare questo bene culturale e conservarlo a finalità consone con la sua storia si è costituito un comitato, con lo scopo di tenere aperto il dibattito sulla sua destinazione e sostenere ogni iniziativa utile ad evitare il decadimento o un uso improprio dell’edificio.

Un ruolo iniziale, ma determinante potrebbe svolgere il Museo delle arti monastiche, attraverso l’utilizzazione di parte dei locali per l’ampliamento e la valorizzazione sia dell’esposizione che delle attività didattiche. Questa potrebbe essere la strada per incoraggiare l’intervento di altri enti ai fini di una cogestione della struttura, sempre nel rispetto del suo carattere di edificio storico- religioso.

La prospettiva più auspicabile e non impossibile è quella di una sua conservazione integrale come convento-museo a testimonianza della storia della vita monastica femminile in Italia. Un progetto ambizioso, ma non impossibile, se si riuscisse ad ottenere l’attivazione di sinergie a livello nazionale ed europeo.

 

da comitato promotore

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