Trattare gli stranieri come dei privilegiati, “questa è un’ingiustizia”
Lettera aperta al sindaco di Ostra Vetere da parte di Montenovonostro
“Montenovonostro” replica sulla disparità di trattamento fra residenti e clandestini. E lo fa chiarendo alcuni passaggi contenuti nella corrispondenza con il sindaco di Ostra Vetere, Luca Memè.
Rispondendo alla nostra lettera del 18 settembre sulla disparità di trattamento fra residenti e clandestini, il sindaco ci aveva risposto il 15 ottobre, con una lettera, cui ci eravamo ripromessi di replicare. Lo facciamo ora, chiarendo alcuni passaggi della intercorsa corrispondenza.
Nella prima frase della sua lettera, il sindaco dice che “non si ritiene, in questo momento, di sottoporre al consiglio un ordine del giorno su questo punto, simile a quello di Fabriano“. Facciamo notare che questo temporaneo rinvio, pur nella legittima discrezionalità di scelta, ci delude un po’. Non ci ha detto di no, ma ha solo ritenuto che “in questo momento” non ritiene opportuno investire dell’argomento il Consiglio. Certo, non possiamo obbligarlo, ci mancherebbe. Però varrebbe la pena di trattare un argomento tanto rilevante subito, senza rinvii: “il ferro va battuto finchè è caldo”, diceva la saggezza popolare di un tempo. E poi, chi meglio del Consiglio è titolato ad affrontare temi così attuali che interessano larga parte della popolazione? Poteva essere una occasione opportuna. Se rappresentanti della nostra associazione avessero seduto in Consiglio, avrebbero potuto presentare una mozione e il Consiglio avrebbe dovuto obbligatoriamente discuterla. Ma così non è e quindi, pur dispiaciuti, dobbiamo accettare la situazione per quella che è.
Tuttavia il sindaco lascia aperta una eventualità nella seconda frase della sua lettera, quando dice: “potremo valutare di redigere un documento condiviso che ponga in evidenza come la tutela dei cittadini stranieri debba essere garantita compatibilmente con la tutela prioritaria dei cittadini italiani in condizioni di difficoltà“. Bene, siamo disponibili a concordare il testo del documento, segnalando che non noi abbiamo usato il condizionale “compatibilmente”. Nella nostra lettera aperta non c’è alcuna clausola condizionale, anzi, è esplicitamente indicata la “parità” richiesta, senza alcuna “tutela prioritaria”. Non è di poco conto, questa diversità di vedute. “Montenovonostro” non dice: “prima i nostri”, bensì dice “ai nostri come agli altri”. Non c’è alcuna egoistica rivendicazione da parte nostra, convinti che i diritti valgono allo stesso modo per tutti, residenti o stranieri. Invece finora il Governo discrimina ingiustificatamente i residenti rispetto ai nuovi venuti. E’ questo che dispiace a “Montenovonostro” che, conformemente al suo pilastro ideologico, chiede “giustizia” per tutti, senza privilegi per nessuno. Pertanto nel testo del documento condiviso potrà, anzi dovrà, essere eliminato ogni riferimento a “priorità” che non chiediamo. E se non la chiediamo noi per motivi di “giustizia sociale”, dubitiamo che possa chiederla una amministrazione di sinistra senza tradire la propria matrice ideologica. Siamo però disposti a discuterne e approfondire questo punto. Anche perché dubitiamo che la soluzione opportuna possa essere quella indicata dal sindaco “mediante adeguanti trasferimenti agli enti locali che sono sempre in prima linea nel dover dare risposte“. Crediamo infatti che la gestione dell’accoglienza degli stranieri sia e debba rimanere un fatto di competenza dello Stato e non degli enti locali. Non vorremmo infatti che questa soluzione, attribuendo potestà discrezionali alla amministrazione periferica, presti il fianco a discriminazioni o anche al solo sospetto che queste possano verificarsi. Comunque, anche di ciò siamo disposti a discutere e approfondire.
Sulla terza frase della sua lettera, invece, non ci troviamo d’accordo con il sindaco quando dice: “Non si condivide però il termine utilizzato nell’oggetto della lettera di “clandestini” perché spesso si tratta di stranieri che fuggono da situazioni di guerra e miseria“. Non ci troviamo d’accordo in primo luogo perché il termine “clandestino” non è nostro, bensì è quello espressamente usato dal presidente ex PD del Consiglio Comunale di Fabriano Pino Pariano, che abbiamo ripreso pari pari. In ogni caso lo condividiamo, come peraltro espressamente scritto nella nostra lettera. Di fronte a un problema enorme e pressoché ingestibile della gran massa di migranti che invade l’Europa (proprio martedì 13 ottobre la Gazzetta dj ha pubblicato la notizia che in soli 9 mesi di quest’anno 2015 sono giunti in Europa ben 710.000 migranti rispetto ai “soli” (si fa per dire) 282.000 di tutto lo scorso anno 2014 secondo gli incontestabili dati dell’agenzia europea Frontex) pertanto non si possono fare approssimazioni e si deve chiamare ogni fenomeno con il nome che ha. Una cosa è la “immigrazione regolare“, altra cosa è la “immigrazione clandestina“, tutt’altra cosa sono i “profughi e rifugiati“. E’ indiscutibile che l’immigrazione può definirsi regolare a fronte di immigrati che giungono da noi, presentandosi alla frontiera con un contratto di lavoro in mano, un contratto di affitto per la residenza e la regolare certificazione sanitaria. Questa è “immigrazione regolare“. Quando una marea montante di masse indistinte provenienti da una pluralità di paesi asiatici o africani si riversa incessantemente sulle spiagge europee portando con sé non passaporti e documenti o certificati, bensì solo la fame, è chiaro che non si può definire questo fenomeno come “immigrazione regolare“. Perché è una “immigrazione clandestina” e coloro che giungono in queste condizioni sono, appunto, “clandestini” e tali sono fino a quando, per una aliquota non grandissima di essi, venga accertato il loro stato (e il loro diritto) di “profughi e rifugiati“. A questi vanno garantiti pari diritti dei residenti. Gli altri sono e rimangono clandestini, fino a quando non se ne accerti la vera identità e la vera provenienza. Facciamo un esempio. I tremila ospitati nel ben noto centro Cara di Mineo in Sicilia, che stanno lì da due anni e nessuno si cura di accertarne speditamente il loro diritto o meno all’asilo, devono essere ritenuti a tutti gli effetti “clandestini“. Hanno diritto ad un trattamento di accoglienza indiscriminato? Certo che sì, ma per il tempo “strettamente” necessario all’identificazione ed, eventualmente, all’espulsione. Perché fra questi, accanto alla stragrande maggioranza di loro in fuga dalle guerre e dalla fame, che quindi bisogna accogliere, ci sono anche perdigiorno in cerca di avventure e delinquenti in fuga dalle patrie galere, come i tragici fatti di cronaca hanno dimostrato e dimostrano purtroppo frequentemente. Ecco quindi, che la parola “clandestini” usata dal Presidente ex PD del Consiglio Comunale di Fabriano Pino Pariano è stata usata giustamente e “montenovonostro” ne condivide la motivazione. Al di là di questa lunga digressione, ci suggerisca il sindaco quale altra parola più pertinente di “clandestini” può essere utilizzata per gli ospiti del Cara di Mineo e per quelli di tutti gli altri centri sparsi per l’Italia e che non sono ancora stati identificati a causa non tanto delle lungaggini della burocrazia, ma del deprecabile interesse economico delle cooperative che gestistono quei centri e quelle funzioni. Anche di ciò siamo disposti a discuterne e approfondire.
Non si comprende, invece, la quarta frase della sua lettera in cui dice: “Al fine di evitare che la presa di posizione dell’amministrazione ingeneri ulteriore confusione, credo corretto sottolineare che il Governo non eroga direttamente euro 35 ad ogni straniero, essendo questa unicamente la cifra che sostiene per il loro mantenimento nelle strutture“. Non si comprende perché il sindaco si mette a difendere così il Governo. Che gliene viene. Che differenza può mai rilevare al cittadino contribuente se il Governo “eroga” direttamente 35 euro singolarmente ad ogni straniero (ma noi non abbiamo detto questo, né lo ha detto Pariano) oppure i 35 euro li “eroga” alle cooperative che gli forniscono servizi di accoglienza. Davvero non riusciamo a distinguere la differenza pratica. Anche se quei fondi fossero fondi europei, anziché italiani, sono comunque sempre fondi pubblici e quindi siamo sempre noi a pagarli. E in ogni caso, somme contanti o servizi equivalenti, sono sempre 35 euro al giorno erogati per gli immigrati, la cui maggioranza sono “clandestini”. Risulta quindi di difficile comprensione la specificazione introdotta.
Né migliore comprensione, tantomeno condivisione, può essere accordata alla quinta frase della sua lettera con la quale afferma che “Il cittadino italiano pertanto non potrebbe in ogni caso ricevere direttamente tale somma e a sua volta riceve dallo Stato un sostegno sotto forma di servizi vari“. Equiparare le somme che il cittadino “non potrebbe in ogni caso ricevere” (e perché mai, poi?) perché già “riceve dallo Stato un sostegno sotto forma di servizi vari“, ci appare non solo fuorviante, ma addirittura inaccettabile. Non si può infatti dire che per gli stranieri va bene “erogare” assistenza per 35 euro, perché già i residenti ricevono servizi equivalenti a compensazione. E’ appena il caso di far notare che quei servizi equivalenti ricevuti dai residenti (pensiamo all’assistenza sanitaria, alla viabilità e trasporti, ai servizi di pulizia e illuminazione pubblica, agli oneri di urbanizzazione secondaria e così via, sono esattamente gli stessi di cui fruiscono anche gli stranieri, che vengono in più “privilegiati” dalle erogazioni aggiuntive dei 35 euro in ulteriori beni o servizi per la vita quotidiana in vitto e alloggio, che lo Stato non eroga invece ai residenti. E’ contro questa evidente disparità di trattamento che si è mosso, giustamente, il Presidente del Consiglio Comunale di Fabriano Pino Pariano e che “Montenovonostro” ha assunto a base della lettera aperta inviata al sindaco.
Per questo ci permettiamo di insistere nella nostra richiesta di portare l’argomento in discussione in Consiglio Comunale, che è l’unico luogo deputato a trattare di queste e analoghe problematiche. Se poi il sindaco vuole prima stendere un documento condiviso, confermiamo di essere disponibili sulla base delle considerazioni più sopra espresse.
Comunque il documento dovrebbe poi essere sottoposto al Consiglio per la discussione e per la eventuale modifica o integrazione, nel pieno rispetto di ogni principio democratico sui ruoli istituzionali fondamentali.
Ora non ci rimane che attendere la disponibilità a raggiungere una intesa sulla proposta al sindaco di un testo condiviso sulla giustizia sociale.
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