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Parenti Serpenti di Lello Arena conquistano Corinaldo

"Una vera e propria macchina da guerra senza punti deboli: una pièce da non perdere"

Parenti serpenti, Lello Arena

La trasposizione teatrale di ‘Parenti Serpenti’, pellicola cult di Monicelli, è una vera e propria macchina da guerra senza punti deboli che travolge tutto e tutti. Quella che sembrava una scommessa ardita si rivela una pièce potente che tiene incollato lo spettatore per tutta la sua durata. Spettatore che diventa il ‘vicino’ medio della ‘famiglia italiana media’ e che vede riflesso sul palco virtù (poche per la verità) e vizi comuni a molti.

Lo spettacolo, andato in scena al Teatro Goldoni di Corinaldo, è stato un autentico successo, sancito dal lunghissimo applauso che i presenti hanno tributato ai protagonisti ed ad un Lello Arena impeccabile. Il canovaccio non si discosta di molto dalla versione del grande schermo: mancano i nipoti, Monica e Mauro, il narratore stavolta non è l’innocente bambino bensì il senile (ma non troppo) Saverio, interpretato da Arena; è lui a raccontare il dipanarsi della storia della sua famiglia, a sezionare come un bisturi i tanti strati dei suoi familiari a cominciare da Trieste (interpretata da un’ottima Giorgia Trasselli) arrivando a figli, cognati e nuore.

La trama ricalca quella della pellicola: i quattro figli, come da tradizione, si radunano attorno al focolare dei genitori per trascorrere le vacanze di Natale. Tra ipocrisie grandi e piccole, tra un gioco di ruoli e cerimonie sempre uguale, si assiste alla metamorfosi dei figli innescata dalla richiesta da parte dei genitori che non vogliono più abitare da soli. I figli dovranno scegliere chi tra loro quattro, ricevendone in cambio la casa familiare, si assumerà l’onere di ospitarli.

Una richiesta che diventa un piano inclinato che mette in moto la trasformazione della prole: di fronte a questa richiesta cadono le maschere di finto perbenismo ed iniziano le recriminazioni reciproche; emergono tutti gli scheletri nell’armadio, gli odi, le gelosie e la grezza materialità del parentado che, nel contesto della piccola realtà provinciale italica, litiga per la misera casa, e persino per il mobilio, fino alla caustica decisione finale. Un pugno allo stomaco a cui lo spettatore viene preparato passo dopo passo in un mosaico che con il passare dei minuti va a comporsi in maniera sempre più chiara.

Menzione d’onore alla scenografia: un po’ presepe, un po’ carillon, ricorda quelle sfere di cristallo con dentro la neve e che racchiudono un intero universo. Lo spettatore diventa protagonista ‘spiando’ quello che avviene all’interno e carpendo il riflesso della propria immagine. In definitiva uno spettacolo pregno di poesia in cui si ride, ci si emoziona e si riflette grazie a quell’amarezza che solo la commedia all’italiana sa regalare. Una pièce da non perdere.

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