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Trecastelli: “Il paese dei mestieri” ricorda Albina Belogi e gli altri soci scomparsi

Albina BelogiQualche settimana fa è scomparsa Albina Belogi, conosciuta da tutti come Aldesina, la “ricamatrice del sorriso”.
Non con le parole, che non erano il suo forte, ma con piccoli importanti gesti ci ha insegnato tanto, senza volerlo. Ci ha insegnato la bellezza delle piccole cose, quelle che si vedono solo con attenzione e con gli occhi dell’umiltà.


Ha passato molto tempo a insegnare ai più piccoli la precisione del ricamo, linee sottili che si intrecciano su un prato di stoffa, disegnando mondi di fantasia, mondi nati lontano dalle luci elettriche, dai led sempre accesi di televisori ed elettrodomestici, quando gli antichi gesti delle mani erano rischiarati dalle candele o dai lumi a petrolio, in un mondo povero, rurale, la cui dignità è simile alla pazienza con la quale Aldesina ha condiviso il suo lavoro.

Sempre presente nelle iniziative della nostra associazione, sempre disponibile con grandi e piccoli, ha reso immediatamente intuibile il suo sapere pratico. I bambini stavano bene con lei, i turisti ammiravano il suo lavoro, ci ha lasciato tanto con la sua semplicità di donna all’antica.

Lei ha anche contribuito alla riscoperta delle tradizioni pasquali, ancora una volta mettendo in gioco le sua memoria, ma anche le sue mani che hanno seminato piante che poi crescevano al buio diventando biancastre.

I semi che ha piantato continueranno a crescere se la società di oggi con la sua troppa fretta avrà solo un po’ di quella pazienza che serve per poter ammirare le piccole cose, che poi sono le più importanti.

Purtroppo negli ultimi anni i soci più anziani ci hanno lasciato, suscitando dispiacere e nostalgia per il bel tempo passato insieme. Oltre al mestiere ci hanno trasmesso storie, quei racconti che le persone anziane serbano come qualcosa di prezioso, una perla la cui lucentezza non viene riconosciuta per colpa della fretta, della routine quotidiana che ci attanaglia.

Tullio Lepri Berluti ci ha lasciato tante storie di lavoro, ma anche storie dure legate al fascismo e alla guerra, molto interessanti, soprattutto per i giovani. Così come Aroldo Pelliccia, il bottaio, che ha avuto una esperienza terribile di guerra nei Balcani: con i suoi gesti ha curvato le doghe e ha sparso un po’ di serenità nelle persone che si fermavano a parlare con lui. Ricordiamo anche Lucio Secchiaroli, il calzolaio dei passi perduti, sembra ancora di vederlo in piazza col suo sorriso, sull’uscio del suo negozio, quando la piazza era ancora il centro vitale di un paese.

da Associazione “Il paese dei mestieri”

Redazione Valmisa
Pubblicato Martedì 17 marzo, 2015 
alle ore 19:00
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