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Ci ha lasciati Alessio Piermattei, il “tessitore”

Il ricordo di Massimo Bellucci: "Sapeva creare legami, nutriva un senso di appartenenza alla comunità. E lo sapeva trasmettere"

Tendenziamo - Installazione infissi, porte, tende, persiane, avvolgibili - Senigallia
Alessio Piermattei

Ma come? Diranno molti corinaldesi: lo sanno tutti che lui faceva il pittore!

In realtà non ci ha propriamente lasciati, io che amo camminare la mattina presto lungo i vicoli vuoti dei paesi ancora sonnecchianti, difficilmente passo lungo una cinta muraria, o, a Corinaldo, lungo la “scalinata”, senza pensare a qualcosa che mi ha raccontato Alessio.

Alcuni dialoghi li ho registrati, altri sono un’eco tra i passi.
Cinque o sei anni fa lo potevi ancora vedere nella sua “bottega” dietro il comune.

Un giorno, salutandolo, gli dissi: ci vediamo la prossima settimana.
Mi rispose: “No, la prossima settimana non ci sono”, con aria seria (lui amante delle facezie); allora pensai, da pessimista quale sto diventando: avrà qualche problema, visite, o ricoveri, del resto era già in là con gli anni. “Ci sono quelle figurette, tutte sporche, anche quelle nelle contrade, non le posso vedere così, le devo andare a pulire”. Andava a curare le edicole sacre nelle campagne.

Nonostante sia conosciuto come protagonista dell’associazionismo locale, lui lavorava lontano dalla ribalta, in silenzio, per il paese.
Ricordo che organizzava la cena di quelli del ’30, e insisteva con mia madre per farla partecipare, lei che era un po’ restia ad uscire.

Era un grande narratore: racconti orali che sono la materia prima della letteratura.
Gli studenti delle mie classi conoscono le sue storie, anche se non lo hanno mai conosciuto di persona.

Non semplici aneddoti o facezie (anche quelle non mancavano), ma una memoria individuale che consente di intrecciare le storie di vita con la Storia, fornendo una prospettiva sui grandi eventi (fascismo, guerra, dopoguerra), che spesso sfugge al compendio dei manuali scolastici.
Sapeva creare legami, nutriva un senso di appartenenza alla comunità. E lo sapeva trasmettere.

Se il vero politico (come afferma un famoso filosofo greco) è il tessitore, ossia colui che crea legami tra le persone e rinsalda la comunità in cui vive, allora lui lo era, anche se non mi risulta che abbia mai ricoperto cariche pubbliche. Un tessitore di rapporti umani, anche più di alcuni che si sono seduti sullo scranno addobbati di fascia tricolore.

E le camicie nere, i tedeschi, i partigiani, le vecchie riviste degli anni Trenta, le serate danzanti a teatro, il “carnevalone” , le partite al pallone, il focarone della Madonna di Loreto, la polenta nel pozzo, il cannone di fico, la tuta e il pennello: sono memorie che ci legano, e sono ancora qui, come i fili invisibili del tessitore.

da Massimo Bellucci

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