Arcevia:Itinerario artistico
Entrati nel bel paese di Arcevia si schiude davanti agli occhi del visitatore un percorso artistico-culturale unico. Da non perdere una gita fuori porta per poter ammirare anche le numerose architetture rurali e le pievi che circondano Arcevia. La visita in paese parte per diritto dalla cinta muraria del XIII-XVI secolo, di cui oggi rimangono solo alcuni torrioni circolari e poligonali, e sono ancora ben visibili quattro delle cinque porte originarie: Porta Romana, Porta di S. Agostino, Porta S. Lucia e Porta del Sasso del 1522, opera di maestranze lombarde, forse di discendenza comacina, molto diffusa nella Marca di Ancona nel periodo medievale.
Passeggiando tra le vie del piccolo borgo ci si immerge subito in un’atmosfera particolare, in cui il passato e il presente vivono in un connubio affascinante. Il primo monumento che si incontra è la chiesa trecentesca di S. Francesco di Paola, poi trasformata nell’emblema dell’architettura barocca dall’architetto locale Arcangelo Vici; la pianta della chiesa è a croce greca ed è sormontata da una elegante cupola. La storia locale vuole attribuire a questo edificio di culto la fama di essere stata la culla della predicazione di San Bernardino da Siena.
Nella via principale, il noto Corso Mazzini, sono presenti gli edifici più importanti, legati alla storia civile e religiosa del paese: annoveriamo per prima la splendida Collegiata di San Medardo, dedicata appunto a Medardo vescovo di Noyone di Tornai, patrono di Arcevia. Si tratta di una grandiosa costruzione con facciata a due ordini, interamente costruita in cotto, scandita verticalmente da doppie lesene che poggiano su uno zoccolo in pietra. La costruzione è stata lasciata incompiuta, poi rifatta su disegno di Michele Buti (1634) e da Ascanio Passari (1650), infine restaurata nel 1890.
La pianta è a croce latina, sovrastata da una bella cupola ed è fiancheggiata da una serie di cappelle. Da ammirare all’interno della Colleggiata due opere di Luca Signorelli, il Politticodel 1507, inserito dentro una cornice ogivale, e Il Battesimo del Signore del 1508.
Opere di Giovanni della Robbia sono un dossale d’altare, l’altare della Vergine dei miracoli (1513), opera in terracotta smaltata e un Crocifisso.
Nell’abside si trova un bel coro ligneo gotico, lasciato incompiuto, opera di Corrado Teutonico (1490). Alla parete sinistra del presbiterio campeggia il Giudizio Universale, di ispirazione michelangiolesca, opera di Ercole Ramazzani (1580), che proprio nella Colleggiata è sepolto. Nella chiesa sono conservate anche un gruppo di opere di pittori famosi: Battesimo di Gesù, Incoronazione di Maria,Incontro di Re Lotario e di San Medardo di Claudio Ridolfi, la Madonna del Rosario di Simone Cantarini, la Madonna con Bambino, S. Anna, S. Giuseppe e S. Gioacchino (1529) di Piergentile da Matelica e Venanzio da Camerino; inoltre vi sono opere ad intaglio ligneo del XVII sec.,le sculture di Leonardo Scaglia e Francesco Giglioni e la croce argentea del XVI secolo, conservata in sacrestia, di Cesarino di Roscetto.
Sempre su Corso Mazzini tra gli edifici civili spicca il Palazzo della Duchessa della prima metà sec. XVII, residenza estiva di Livia della Rovere, la cui facciata sobria ed elegante è animata da ampie finestre rettangolari e da un portale semplice in pietra serena. L’interno del palazzo presenta una pavimentazione a mattonelle romboidali ed i portali sono sormontati da iscrizioni latine, mentre i piani superiori sono raggiungibili da una splendida scala a chiocciola in pietra.
La visita alle bellezze monumentali di Arcevia prosegue andando verso via Ramazzani all’incrocio con vicolo Fiorenzuola e da lì poi scendendo sino a via Angelo Rocca (1545-1620), dedicata al frate agostiniano locale che fondò una delle prime Biblioteche pubbliche in Europa, l’Angelica di Roma. In questa via si trova la chiesa di S. Maria del Soccorso, del XVI legata ai Padri Agostiniani e successivamente ceduta alle Clarisse, che tutt’ora vivono nel monastero attiguo. La pianta della chiesa è a croce latina, con tre navate sormontata da una possente torre campanaria. La chiesa è stata restaurata in stile barocco e al suo interno sono conservate opere notevoli come la maiolica di Fra Mattia della Robbia raffigurante una Annunciazione di Maria (1534), i quadri di Claudio Ridolfi Immacolata concezione con S. Lucia e S.Caterina d’Alessandria (tra il 1625 e il 1640), mentre di Ercole Ramazzani si conservano Adorazione dei magi (1577) e la Natività di Gesù, che sulla parte opposta ha incollata su tela una Madonna del Soccorso di autore ignoto (XVI secolo), tema legato all’iconografia popolare umbro-marchigiana.
Sempre da Corso Mazzini ma proseguendo verso la piazza centrale, sulla sinistra si apre la splendida facciata tutta in cotto del Palazzo Anselmi (secc. XV-XIX), che conserva al suo interno una ricca biblioteca di autori locali e una notevole collezione pittorica di artisti del luogo.
Percorrendo sempre corso Mazzini si possono ammirare anche antichi edifici pubblici e palazzi privati, come Palazzo della Rovere e Palazzo Caverni, appartenuti nel passato alla nobiltà locale.
Poco più avanti c’è il Complesso di S. Francesco, del XIII secolo, legato ai francescani, i quali decisero di edificare un loro convento all’interno del centro storico. Oggi che resta dell’edificio originario è ben poco, poiché tutto è stato rifatto in stile barocco dall’architetto Lorenzo Bossi (1750).
Dell’originale costruzione romanica si possono ammirare ancora il portale di pietra rosa e bianca, in cui sono inserite due piccole facce in bassorilievo ai lati, e il campanile in pietra bianca. Internamente l’edificio è contraddistinto da una particolare eleganza dettata soprattutto dalle rifiniture in stucco. Si conserva all’interno dell’edificio una delle più antiche testimonianze della pittura arceviese: una Vergine del Parto, affresco di scuola umbro-marchigiana del XIV secolo. L’intero complesso francescano rappresenta per Arcevia un polo culturale di notevole pregio con la sua biblioteca, l’archivio storico e le sale usate per mostre ed esposizioni. Nei locali attigui al chiostro si trova il Museo Archeologico Statale.
In Piazza Garibaldi, nel cuore del centro storico, si trova il Palazzo Comunale detto del Podestà datato 1259, uno tra i più antichi della regione; la facciata presenta un portale con arco gotico ed è affiancato da una imponente torre merlata alta 36 m. Le strutture sono il simbolo del libero comune. Internamente, oltre ad una bella scalinata in pietra ancora percorribile, è possibile ammirarvi una grande tela di Bruno d’Arcevia (2001), famoso pittore neomanierista locale. Dell’originario impianto si conservano solo alcune parti, per il resto tutto è stato restaurato e ricostruito.
Sulla destra della stessa Piazza Garibaldi si vede Palazzo Mannelli poi detto Pianetti, opera architettonica del periodo tardo rinascimentale, definito tra le tra le più belle della provincia, fu fatto edificare da monsignor Mannelli – vescovo di Nocera – nel XVI secolo. La facciata si presenta severa ed elegante ed è sormontata da un bel portale con lo stemma gentilizio. Internamente abbelliscono le pareti degli splendidi affreschi, stucchi ed intarsi, panneggi, porte decorate e grandi camini d’epoca. Nel salone d’ingresso sono presenti due grandi tele a carattere mitologico di autore ignoto probabilmente del sec. XVII. Da non perdere la visita alla cappella gentilizia che racchiude una splendida iconografia di Federico Barocci.
Lo storico Palazzo dei Priori del XIV secolo, i cui spazi interni sono destinati a sede della Pro Loco, e vi si possono ammirare gli antichi decreti e foto d’epoca della città. Il palazzo presenta all’interno una sala voltata e adiacente ad esso vi ha sede il Teatro comunale Misa del sec XVII, poi ricostruito tra il 1840 e il 1845, sul precedente teatro (secc. XVII-XVIII).
Il teatro, dopo un lungo restauro, è stato finalmente riportato all’antico splendore. E’ costituito da una bella sala a ferro di cavallo convergente a tre ordini di palchi (la capienza è di 183 posti), opera degli architetti Giuseppe Ferroni e Vincenzo Ghinelli. Il palcoscenico è rialzato di 1,50 m. rispetto alla platea, e a rendere bellissimo il suo interno è il soffitto affrescato con motivi geometrici e floreali e al centro un rosone racchiuso da una stella ad otto punte con ai lati raffigurazioni di muse e poeti, opera di Luigi Mancini.
Proseguendo la passeggiata in Piazza Garibaldi si incontrano altre due chiese: chiesa di S. Agata e chiesa di S. Giovanni Battista. La prima è stata edificata nella seconda metà del ‘700 da Antonio Ossutio, su progetto di Andrea Vici e presenta una pianta interna dalla singolare forma ottagonale. L’abside nella zona occupata dall’altare conserva l’Incoronazione della Vergine S. Trinità con S. Giovanni Evangelista e S. Agata, uno dei capolavori di Claudio Ridolfi il Veronese (prima metà secolo XVII). La chiesa di S. Giovanni Battista risale nell’impianto originario al 1285, presenta infatti una facciata semplice in pietra su cui si apre un portale sormontato da un arco gotico.
Il tour in Corso Garibaldi culmina con la visita al Monumento ai Caduti opera di T. Tamagnini (1923).
Simbolo dell’arte di Arcevia è, a mio avviso, anche il Giardino Leopardi, polmone verde del paese, al cui interno si possono ammirare piante ed arbusti di ogni genere studiate dal Centro di Educazione Ambientale (CEA), istituito dall’Assessorato all’Ambiente della Regione Marche, che qui vi ha sede. Il Giardino presenta un impianto a più livelli e presenta una serie di percorsi e sentieri di gradevole aspetto. Non mancano all’interno del parco le strutture ricettive per confortare la passeggiata dei visitatori.
Marianna Marano