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Corinaldo: compie 89 anni Walter Olivieri, uomo dai mille viaggi e dalle mille storie

La sua vicenda è parte della storia della comunità locale - VIDEO

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Walter Olivieri

Guardo le pagine di un popolare social network e vedo la foto di una lunga tavolata, con sopra tra l’altro salsicce e contorni, la scena di un pranzo di un giorno durante le festività natalizie, come se si sentissero risate e voci di bambini in sottofondo.

Attorno al tavolo persone di età molto diversa, una bambina saluta verso l’obiettivo, una signora con il grembiule da cucina che evidentemente ha lavorato alla preparazione del convivio, durante il quale saranno state sicuramente rievocate antiche storie, c’è un signore anziano da un lato, con una giacca grigia, un signore più giovane con la barba ben curata e un maglione a righe orizzontali, altre persone sorridono con ancora sulle labbra le parole di una conversazione appena interrotta, ma che sicuramente verrà riannodata subito; bambini e bambine, giovani e anziani attorno al tavolo disposti come a disegnare un ponte, con sullo sfondo una parete con dipinti e foto, alcune in bianco e nero, altre a colori, stagioni della vita che coincidono con epoche storiche.

Un ponte speciale si crea tra chi ha tante storie da raccontare e chi ha la curiosità di ascoltare, tra chi ha il gusto della narrazione orale, di chi pone la giusta enfasi all’inizio di un discorso, senza dimenticare i dettagli.

A capotavola Walter Olivieri, sorridente, commosso, che festeggia 89 anni di storie di vita sue personali, che sono anche in parte la storia della comunità locale sulla quale si intreccia la storia della nostra nazione e del Novecento.
Ha lavorato la terra, è andato “a garzone” da ragazzo, come molti altri, in un’epoca dove il benessere materiale era una lontano miraggio, dove la modernità ancora girava al largo delle nostre colline: “non avevo mai viaggiato, non ero mai stato a Senigallia e non avevo mai preso un treno fino a 20 anni, finché un giorno alla stazione di Senigallia sono salito su un vagone per andare a lavorare in Belgio, nella miniera”.

Non aveva mai viaggiato nello spazio, ma già da prima aveva viaggiato – in un certo senso – nel tempo, accompagnando il grano per un pezzo di strada del suo percorso che compie da millenni, dal seme fino al pane, passando per la farina. Walter ha difatti lavorato al molino Patregnani, ma prima ancora ha lavorato la terra, poi è andato di casa in casa, con la trebbia, coi “barconari” e i “pularoli”, nomi di lavori che ai più giovani suonano lontani e misteriosi. Nelle aie dei contadini ad aspettarlo c’era il barcone, una grande e regolare costruzione fatta di “mannelle”, che poi diventavano “covoni”, cioè i fasci di grano disposti con una sapienza che impediva ai chicchi di bagnarsi con la rugiada o in caso di pioggia. Ad aspettarlo c’era anche l’oca arrosto, consumata insieme agli altri contadini all’ombra di un grande olmo.

Dopo aver lavorato la terra Walter ha saggiato l’oscurità che regna sotto terra, negli oscuri abissi dove i minatori si addentrano in cunicoli, dove la luce del giorno si allontana lasciando un senso di sgomento almeno le prime volte, in chi è costretto a scavare nelle miniere: è l’epopea degli italiani in Belgio.

Poi lavora in Inghilterra, poi ancora in Germania, approda infine alla AEG che stava diventando una delle principali industrie elettroniche del mondo. Il grano, la miniera, la moderna tecnologia, in giro per l’Europa, lui che da bambino non aveva mai visto il mare. Torna a Corinaldo, apre un negozio, mette su famiglia, molti ricordano la sua battaglia contro la chiusura dell’ospedale, che oggi può sembrare qualcosa di anacronistico, ma a Corinaldo c’era un efficiente reparto nascite e proprio in questi giorni le cronache locali ci riportano notizie di chiusura di reparti nascite in importanti ospedali della regione.

Dal passato c’è sempre da imparare. E chissà quante altre storie ha ancora da raccontarci!

 

da Massimo Bellucci

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