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In aumento le imprese condotte da cittadini migranti

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CNA SenigalliaNon è certo una sorpresa: nei primi sei mesi dell’anno una nuova impresa artigiana su quattro appartiene a cittadini stranieri. Il fenomeno dell’immigrazione sta incidendo profondamente non solo dal punto di vista demografico e culturale ma anche dal punto di vista economico

Una fatto che, pur portando con sé anche problemi spesso difficili, legati all’integrazione ed alla tolleranza, va considerato come una componente ormai stabile, con la quale occorre fare i conti. Un processo che è destinato ad aumentare ancora nei prossimi anni: i temi dell’accoglienza e della costruzione di una società multiculturale e plurietnica saranno tra le questioni più rilevanti da affrontare in futuro. Occorre, quindi, mettere in campo politiche sociali di integrazione, casa, istruzione, assistenza, per evitare tensioni e discriminazioni. In epoca di globalizzazione, è questa capacità di apertura a definire il livello di civiltà di un paese, di una comunità, di una nazione.

I dati statistici ufficiali in nostro possesso, non aggiornati, ci dicono che nelle Valli del Misa e del Nevola tra il 1999 e il 2004 il ruolo della componente straniera cresce in modo sistematico e diffuso. Gli stranieri residenti sono passati da 1.699 nel 1999 a 4.198 nel 2004 (Fonte G. Goffi “Percorsi di economia e turismo” F. Angeli).
Le assunzioni degli immigrati sono aumentate in maniera rilevante: quasi un terzo dei nuovi assunti sono stranieri, costituendo una componente indispensabile per molte imprese, che altrimenti non riuscirebbero a garantire la propria capacità produttiva.
Dal 1 gennaio al 30 giugno 2008 sono state avviate nel territorio senigalliese 123 nuove attività artigiane di cui 31 sono condotte da cittadini stranieri (pari al 25%). La nazionalità è composita, prevalentemente cinesi, est europeo, paesi orientali. Il dato è in aumento: nell’anno precedente erano il 17% .

Nell’analizzare questo ultimo dato, ci sono alcuni elementi su cui riflettere: i settori preferiti dagli immigrati sono quelli dove la componente del lavoro manuale è prevalente, in particolare nel tessile – abbigliamento, edilizia e servizi alla comunità. Spesso si tratta di impresa solo sulla carta, senza capitali e struttura.
Nel settore tessile, inoltre, c’è un’anomalia che va segnalata: su 14 nuovi laboratori di confezione fino al 30 giugno 2008, 11 appartengono a cinesi. Cioè l’80%. Lo scorso anno erano il 50%. Il dato ci indica il “de profundis” del settore. Ormai le imprese artigiane italiane sono fuori mercato: i laboratori cinesi stanziati nel nostro territorio intervengono a coprire le commesse residue che, per diverse ragioni, i committenti (fornitori dei grandi marchi “made in Italy”…) non possono portare all’estero. Stanno con prezzi estremamente bassi, quasi sempre fuori dalla regolarità. Nessuno sa dire quanti sono, quante ore lavorano: su di loro si raccontano tante storie e “leggende”. Non escono mai, mangiano e dormono in laboratorio, lavorando anche di notte. E poi…non muoiono mai…! Resta il fatto che qualcuno potrebbe anche controllare. Si pone anche un problema morale rispetto alle condizioni di lavoro e di vita, igieniche e materiali, a cui molti sono costretti. Se le attività sono regolari…nessun problema. Ma al di là delle leggende…non ci sembra che le regole siano uguali per tutti.

CNA SENIGALLIA

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